Una citazione della Bussola d’oro e si parte con il Cosmogramma in fiorentinaccio di Millelemmi (o meglio, il ‘hosmogramma).
“Ci sono molti universi e molti mondi, paralleli uno all’altro. Mondi come il vostro e mondi come il mio…”
Spaziofunk è un carnevale intergalattico, incasinato, un collage retro-futuristico che assorbe nel suo buco nero (e prende per il culo) quei paesaggi confettosi e geometrici della Vaporwave.
E’ come l’orchestra di Jabba the Hutt fatta suonare in piazza Santo Spirito.
Qui Millelemmi spinge al massimo il suo flow trascendentale: il rapper si sdoppia e dialoga con sé stesso, precipita, fa capolino dietro a un solido platonico. Le acrobazie ritmico-rimiche sono tutte tese a trasformare in colori la seconda traccia di Italodelicastrofunk, l’album di Millelemmi uscito a gennaio, e la clip sotto vari aspetti ne sintetizza il sound.
Italodelicastrofunk defibrilla tutta la migliore musica a cavallo tra ’70-’80: dal funk classico (George Clinton, i Funkadelic, Herbie Hancock) alla canzone italiana tradizionale (Conte, Modugno, Tenco, Celentano).
Ma certo l’album non vuole essere una pura operazione filologica: sulle “radici” si sviluppa quel rap fresh e chirurgico che contraddistingue Millelemmi, unito ad una rigogliosa vena acida-psichedelica profondamente attuale (sentirsi i vari Kamasi Washington, Kendrick Lamar e Chance the Rapper, per dirne alcuni).
Grazie alla fusione di samplers, sintetizzatori, drum machine con ritmiche, voci e fiati registrati in studio, lo strumentale acquista una notevole qualità. Non a caso, Italodelicastrofunk sorge in seguito a un tour fitto di date in giro per l’Italia, tour condiviso con i musicisti del progetto Yes, We Jam!, alcuni dei quali presenti nell’album.
Per chi non lo conoscesse, Millelemmi è un rapper italiano, anzi fiorentino, fiorentinissimo (è l’inventore della cortellaha). Goliardico, tecnico, energico, ma soprattutto molto, molto personale ed originale: il modo in cui l’MC maciulla e riusa le sue innumerevoli influenze nei testi e nella musica non può che meravigliare, oltre che far sorridere (se Todo Modo è una bomba di groove, Inventando non è costruita su un campionamento del Signore degli Anelli?).
Una ricchezza visionaria per tutta la nostra “scena”.
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