Dentro il romanzo di Adil Bellafqih ci sono cose vaste.
Siamo in un futuro in cui l’accesso alla rete è reso possibile attraverso un sistema di innesti spinali. Ogni essere umano è eternamente connesso; al tempo stesso rimane chiuso nella sua bolla, un sottosuolo in realtà aumentata pavimentato di pubblicità, promesse, desideri e deliri.
Se la verità è diventata merce rara, a soddisfare la domanda ci pensa Meister Eckhart, debunker privato ingaggiato per risolvere un ultimo, terribile caso…
Noir e fantascienza, narrazione e filosofia. Il botta e risposta tra le due voci narranti – l’avatar e il protagonista in carne e ossa – è il piatto forte di questa storia.
La sfida è giocare la partita dentro un immaginario in apparenza saturo, facendo torcere le budella al lettore per dinamiche che appartengono alla (realtà?) di tutti i giorni: scalate folli per ottenere la visibilità, la chiacchiera da chat che affossa la conoscenza scientifica, il mare magnum di relativismi (morali, epistemologici…) che apre al grande vuoto.
Vuoto che è pieno di riferimenti, letterari e cinematografici.
Dall’inevitabile P. Dick di Blade Runner (ma anche quello dei paradisi allucinogeni di Le tre stimmate di Palmer Eldritch) per approdare ai fumetti, con atmosfere da Sin City e visioni dai manga di Yamamoto; tra le pagine si trovano anche accenni agli episodi di Black Mirror… e pure un Virgilio versione Humphrey Bogart, alle prese con un inferno 8.0.
Date una lettura a Nel grande vuoto di Adil Bellafqih, merita!
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