Aidos, la personificazione greca della modestia e del rispetto ha ancora molto da insegnare. Nel Protagora di Platone, il mito racconta che Zeus fece arrivare agli uomini tramite Ermes due doni fondamentali per la loro vita sociale: questi erano la Giustizia (Dike) e la Vergogna (Aidos).
Se nel mondo antico la vergogna era considerata un valore, sebbene specchio di una società aristocratica e classista, oggi la vergogna sembra essere diventata quasi più un ostacolo alla realizzazione personale.
Per emergere, di questi tempi, bisogna ripudiare quel fastidioso feedback della collettività avvertito internamente, ed essere sempre pronti ad urlare al mondo la propria esistenza.
Almeno, questo è il trend dominante. Ma c’è chi sceglie un percorso più discreto, in punta di piedi, pur desiderando farsi conoscere.
C’è un ragazzo che ha scelto di percorrere questa strada con la sua musica.
Si chiama Mattia Angeli, e questa è la sua storia.

Un folk intimo, delicato
Fin dalle elementari, Mattia ha studiato chitarra classica, pianoforte, violino e sax. È cresciuto ascoltando Ed Sheeran e Damien Rice, sviluppando una passione per un folk intimo e personale.
In prima superiore ha comprato la sua prima chitarra acustica. È stato amore a prima vista con lo strumento, e Mattia ha pensato di iniziare a suonare come solista, chitarra e voce.
Ma sentiva che gli mancava ancora qualcosa.
Sentiva il bisogno di una maschera linguistica, un filtro attraverso cui amplificare le proprie emozioni senza sentirsi esposto.
Canzoni in inglese dietro un nome greco
Mattia inizia a scrivere i suoi testi in inglese, perché suonare per lui significa evocare tanta emotività. A volte troppa.
Le sue canzoni nascono infatti come una fotografia emotiva dell’istante vissuto, una short story che Aidos cerca di esprimere con le note. Principalmente parla di relazioni, di amici e amore. Del vuoto di una perdita.
Scrive in inglese perché una lingua “altra” gli permette di superare la paura di sbagliare e di deludere le aspettative degli altri, pur restando fedele alla propria identità e rispettando le diversità.
L’inglese gli permette di dire tutta la verità, ma con una maschera davanti. Come una forma di timidezza creativa.
Mattia oggi è Aidos, proprio come il dono di Zeus per la concordia degli uomini: un ponte tra sensibilità e condivisione, tra riserbo e apertura al mondo.
Dall’Umbria con pudore

Umbro, di Foligno, dallo scorso anno Aidos si è trasferito a Firenze per studiare produzione musicale alla Florence Music Academy. Di recente ha vinto un contest che gli ha concesso di finanziare il suo primo EP, che uscirà entro settembre.
Ha messo su una band: la sua chitarra folk alla John Butler e Bon Iver si fonde a ritmi più sincopati, a sonorità che ricordano Pino Daniele e i Maroon Five. Il basso, la batteria e una ricca sezione di fiati (trombone, sax tenore, sax contralto) arricchiscono i suoi arrangiamenti in questa direzione del sound.
Nonostante la riservatezza, il musicista ha due obiettivi chiari: suonare al Pistoia Blues e portare la sua musica all’estero, in Gran Bretagna, come altri musicisti folk prima di lui.
Come dicevo all’inizio, Aidos, la personificazione del pudore, ha molto da insegnare. Soprattutto oggi.
In un momento storico in cui siamo ormai abituati a chi urla e sbraita per finire sotto i riflettori, fare invece tesoro della propria timidezza e della propria umiltà sembra un messaggio davvero incoraggiante.

Bibliografia
Platone, Protagora (a cura di Maria Chiara Pievatolo), Bollettino telematico di filosofia politica, consultato il 22 marzo 2025




