Corpi, desideri, conflitti.

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Le eroine di Nosferatu, Poor Things! e The Substance

Nel cinema gotico moderno, il corpo femminile viene esplorato come spazio di conflitto. In particolare, nei recenti Nosferatu, Poor Things! e The Substance, il corpo delle protagoniste emerge come simbolo di tensione, desiderio e trasformazione.

Sono stato a vedere questi tre film al cinema, e devo dire che hanno fatto il loro lavoro, lasciando una piacevole e duratura inquietudine. 

Si tratta di titoli diversi, che però hanno anche molto in comune: sono film capaci di riproporre il sapore dark della letteratura gotica, ma aggiornandolo ai paradigmi iper-moderni. Storie che, attraverso una rilettura dei classici ottocenteschi, rivelano un lato ombroso e neogotico del contemporaneo.

Come afferma anche il grande scrittore gotico, William ‘Willie’ Peyote:

“lo chiami futuro, ma è solo progresso, sembra il Medioevo, più smart e più fashion” (Mai dire Mai, 2021).

Senza fare spoiler, vediamo di seguito come ci riescono.

1. Nosferatu: un corpo femminile posseduto da ombre distanti in questo remake del cinema gotico

Screenshot dal film Nosferatu (2024), fonte: Wikipedia.

Il vampiro Nosferatu di Eggers si presenta come un’ombra che invade la mente di Ellen (Lily-Rose Depp), al fine di possederne il corpo.

Questo possesso agisce e si manifesta già a distanza, attraverso sogni e premonizioni della giovane donna, e avanza parallelamente a due eventi: la firma del contratto, e il passaggio di proprietà della villa al conte. Il possesso del bene e quello della donna devono essere solo reclamati per perfezionarsi.

Tuttavia, all’inizio del film l’eroina si trova già sotto un certo tipo di controllo

Il suo corpo è già stato “programmato”, non tanto dal marito Thomas (Nicholas Hoult), quanto dalla società borghese di cui fa parte. La morale borghese, attraverso l’organizzazione patriarcale della famiglia, rappresenta l’altro meccanismo di controllo invisibile presente nel film. 

Sposarsi, avere un buon marito, avere una bella casa: questo è il massimo che una donna in una società simile può aspirare. Di conseguenza, la donna vive il proprio corpo come uno ‘spirito disincarnato’, secondo cui i propri bisogni corporei devono restare celati e controllati, sacrificati all’altare della rispettabilità.

La forza antagonista del conte Orlok è tale da imporsi come puro appetito, una volontà che reclama la soddisfazione dei propri desideri, capace di spezzare il sonno del corpo di Ellen, e di risvegliare una componente istintuale cieca

Il vampiro è un sadico schiavista, e c’è nel trionfo del sadismo la volontà di ridurre l’altro ad oggetto, a strumento piegato al raggiungimento del proprio piacere. Ma è anche un guardiano della soglia, capace di liberare il lato notturno di Ellen

Come metallo alla bacchetta del rabdomante, la componente istintiva di Ellen affiora in superficie al richiamo del conte. Questo desiderio distruttivo, una freudiana pulsione di morte, diventerà la migliore arma da usare contro il vampiro stesso. 

In questo film i frammenti dell’attualità sono sepolti sotto una facciata impeccabile del genere. Siamo nel gotico pieno, per costumi e ambientazioni, e i rimandi sia al romanzo di Stoker che al primo film di Murnau alzano una solida muraglia di omaggi. 

Anche i personaggi attingono a piene mani dagli archetipi (e gli stereotipi) della gothic fiction: Ellen prosegue il solco della femme fatale, richiama le violente possessioni di Vanessa Ives (Eva Green) in Penny Dreadful, o le crisi nevrotiche di Fosca nell’omonimo romanzo di Tarchetti.

Tuttavia Ellen riesce ad essere protagonista in modo sotterraneo e originale, che sorprende lo spettatore.

Questo, il tema della repressione patriarcale e l’esistenza di apparati di controllo da remoto del corpo femminile, aggiungono una lucida patina cyber all’anima nera del cinema gotico, permettendo di vedere alcuni aspetti della contemporaneità sotto la luce di un candelabro.

2. Poor Things! : un corpo nato adulto sfida i paradigmi sociali

Screenshot dal film Poor Things! (2023), fonte: Wikipedia.

Il film del 2023, vincitore di quattro premi Oscar, ed ispirato dal romanzo omonimo di Alasdair Gray, esplora quali siano le implicazioni morali di una creatura che (ri)nasce nel corpo di un adulto. 

Bella Baxter (Emma Stone) è una donna morta che viene riportata in vita dal dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe), una versione del dr. Frankenstein con il volto devastato dalle cicatrici

Poiché Bella ha il cervello di una bambina nel corpo di una donna, l’eroina tiene in sé plurimi livelli di subalternità: essere donna in una società patriarcale, essere bambina in una società di adulti, essere freak in una società vittoriana stereotipata, incapace di accettare la diversità.

La sua emarginazione è dunque frutto dell’intersezione di più fattori, richiamando la complessità teorizzata dal femminismo intersezionale.

Violando il galateo ed esibendo una sessualità disinibita, il comportamento di Bella infrange tutte le regole della buona società, al punto da mettere in seria difficoltà persino il re dei libertini Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), che le offre un’alternativa al destino del matrimonio programmato.

Il tema affrontato dal film è se l’individuo ignorante, il bambino, possa essere anche innocente, libero dalla colpa. La questione che rimane insondata, invece, è un’altra: se la società abbia una responsabilità in questo

Ci sono alcuni accenni interessanti a proposito, come il dolore per la scoperta delle disuguaglianze sociali e l’incontro con la prostituta socialista. Tuttavia il film non sembra presentare una concreta possibilità di emancipazione collettiva: il cambiamento passa soltanto attraverso una “magica” presa di coscienza interiore

Un messaggio profondamente individualista, che unito alla vendetta contro l’universo maschile tout court, costruisce un immaginario coerente con un altro tipo di femminismo: meno di rottura, meno inclusivo e più incline allo status quo neoliberista.

Ma torniamo al corpo femminile, in particolare all’aspetto della nudità e della sessualità presente in questa versione reinterpretata del cinema gotico.

Il sesso in Poor Things! può apparire totalizzante, ma ha un duplice scopo. Ha senso in quanto richiamo alla pedagogia freudiana, secondo cui il bambino apprende ricercando il piacere e rifuggendo il dolore, e agisce come parodia dell’amore romantico

L’amore romantico monogamo, come costrutto di una società patriarcale, sorta di falsa coscienza che sublima la donna ad oggetto del desiderio maschile, deve essere distrutto.

Pertanto se l’amore romantico tipicamente cela il momento dell’unione carnale, nella sua versione antitetica, il corpo nudo deve essere totalmente esposto alla luce dello sguardo, sottratto all’intimità privata, per potersi riappropriare di se stesso.

Luce che insieme allo spazio diventa co-protagonista del film.

Le ambientazioni sembrano volutamente create con i prompt dell’intelligenza artificiale generativa, dando un effetto tra il cyberpunk, il cybergoth e la fiaba nera. Inoltre l’uso sdoganato del fish-eye, il gioco con la presenza e l’assenza del colore, costituiscono ulteriori espedienti per la resa di un interessante senso di grottesco iper-naïf

Long story short, Poor Things! potrebbe essere uscito dalla mente di Mary Shelley, se scrivesse i suoi romanzi ai tempi di chatGPT

3. The Substance: l’orrore del corpo femminile trasformato in immagine richiama i fondamentali della letteratura e del cinema gotico

Screenshot dal film The Substance (2024), fonte: Wikipedia.

The Substance (2024) polverizza la distanza che c’è tra il corpo e l’immagine corporea, rendendo l’aspetto fisico una colonia sfruttata dall’estetica, una provincia monca della bellezza e della perfezione. 

Lasciando l’orrore libero di galoppare.

Elisabeth Sparkle (Demi Moore) è un’attrice cinquantenne. La carriera e l’identità di Elisabeth ruotano attorno alla bellezza fisica, che perimetra ogni aspetto della sua esistenza. L’arrivo della mezza età minaccia questo equilibrio, finché le viene offerto un patto con il diavolo “on demand”: può acquistare un prodotto per tornare giovane e bella, ma deve seguire delle regole.

La sua trasformazione viene anticipata da tutta una serie di elementi banali: avanzi di cibo imputriditi, un vetro incrinato. Un vicolo sporco e dissestato. Sono elementi che creano la suggestione e portano in superficie un poderoso senso del perturbante

La stessa palma di Los Angeles, simbolo di Hollywood e dell’American Dream, diventa qui alieno, inquietante, notturno (un simbolo che nella realtà abbiamo visto sinistramente sconvolto dagli incendi in California alla fine del 2024). 

Dove sta la ‘sostanza’, termine filosoficamente carico: nell’immagine che non muta, oppure nel corpo fisico che invecchia e diventa deforme?

Un corpo qui protagonista assoluto, che nella sua nudità non appare mai innocente e senza scopo: troppo bello, o troppo brutto. Seducente o ripugnante. Il corpo diventa uno strumento, un’arma a servizio del sogno come dell’incubo: non a caso le luci e le inquadrature del film giocano tanto con il registro pubblicitario quanto con quello pornografico.

La carne non sembra arrestarsi a ciò che si può toccare: si erge ad ideologia, diventa immagine pallida di se stessa, indipendente, il metro paragone del valore di una persona, e tutto ciò a cui la persona si riduce e si identifica. 

Un sogno incarnato della ragione, che genera mostri.

Il mostro finale, simile per fattezze al John Merrick di Elephant Man, richiama la stigmatizzazione del freak tipica della società borghese, e suscita più ironia che paura. La sua apparizione, invece che spaventare, fa volutamente tenerezza.

Perché nel mostro ci rispecchiamo.

Il messaggio del film va oltre la strumentalizzazione del corpo femminile: suscita rabbia, perché parla del rapporto conflittuale con la propria interiorità nella società dell’immagine.

Parla della stupida maratona al personal branding, della dipendenza da un’ombra di pixel in cui ci identifichiamo. E della solitudine. Non a caso l’unica via d’uscita dal tunnel viene suggerita dalla possibilità di una relazione umana autentica.

Se a The Substance togliamo i contrafforti del cinema di Carpenter, Cronenberg, Kubrik e Sam Raimi, rimangono le fondamenta della letteratura gotica. Da questa letteratura il film attinge a piene mani: il tema del doppio da libri come Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde, il ruolo tirannico della bellezza da opere come Il ritratto di Dorian Gray.


Filmografia 

Elephant Man, regia di D. Lynch, 1980.

Nosferatu, regia di R. Eggers, 2024.

Penny Dreadful, regia di J. Logan, 2014.

Poor Things!, regia di Y. Lanthimos, 2024.

The Substance, regia di C. Fargeat, 2024.

Bibliografia

Denardis L., Internet in ogni cosa, Luiss University Press, Roma, 2021.

Elias N., Potere e civiltà, Il Mulino, Bologna, 2024.

Fisher M., Il nostro desiderio è senza nome, Minimum Fax, Roma, 2020.

Fisher M., The weird and the eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo, Minimum Fax, Roma, 2018.

Freud S., Tre saggi sulla teoria sessuale, Bollati Boringhieri, Torino, 1977.

Shelley M., Frankenstein, Feltrinelli, Milano, 2013.

Stevenson R.L., Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde, Feltrinelli, Milano, 2013.

Tarchetti I. U., Fosca, Mondadori, Milano, 2002.

Wilde O., Il ritratto di Dorian Gray, Feltrinelli, Milano, 2013.


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