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Lo scorso aprile, al Bright Festival di Firenze, sono finito dentro un caleidoscopio

Fatti i biglietti, abbiamo varcato il sipario all’ingresso e ci siamo ritrovati nel teatro scuro di una vecchia stazione. Il pavimento ribolliva di luci, e sulle pareti di una sala senza fine venivano proiettate gigantografie al neon.

Di colpo il buio completo. Ho fatto un altro passo, e sono finito dentro una stanza dove tutto girava, girava e rifletteva, come un labirinto degli specchi hi-tech.

Prima di continuare il racconto, vorrei darvi qualche altro indizio, alcuni dettagli su un’iniziativa che mi ha colpito molto.

stazione leopolda

Cos’è il Bright Festival

È un festival internazionale della creatività digitale, che fa dello sguardo sul futuro una realtà visibile e tangibile per il visitatore.

In questa edizione, tenutasi a Firenze l’11, il 12 e il 13 aprile 2025, il Bright Festival era articolato in quattro sezioni: workshop e seminari di formazione, un percorso di installazioni (il Bright Art), un evento di musica elettronica e vjing, più una serie di incontri sul networking rivolti agli addetti ai lavori.  

Il tema del Festival è il rapporto tra uomo e tecnologia, ma moltissime sono state le tematiche toccate dall’iniziativa: dalle opportunità creative del digitale, alle minacce di una vita sempre connessa, fino alla frontiera dell’intelligenza artificiale generativa

Interdisciplinarità e multidisciplinarità sono i cardini del Bright Festival, che esplora come l’innovazione tecnologica si lega all’intrattenimento. Con un grande alleato, che ancora lo show immateriale ad un luogo preciso: lo spazio scenico della Stazione Leopolda.

La luna in una stanza

installazione bright festival eventi firenze

Ecco dove sono finito dentro un caleidoscopio, nello scenario più suggestivo di tutto il percorso di Bright Art

Fari rotanti ed ipnotici proiettano sulle superfici e gli spettatori piccole macchie di luce a pois. Sfere luminose scendono cadenzate dal soffitto, ed ogni discesa è accompagnata da un rintocco cristallino

Fondamentale il dialogo tra immagine, suono e spazio, una comunicazione complessa tra interfacce di sound design e light design di cui ho scritto in questo articolo sul vj, e che in generale ritengo un riferimento importante in ogni progetto digitale, non solo per gli eventi di musica elettronica.

L’effetto combinato di questa tecnologia appare ironicamente retrò: oltre che fare un salto in avanti nel futuro, sembra di fare anche una capriola nel passato

arte digitale firenze

Sembrava di finire dentro uno di quei giochi da bambini, come un caleidoscopio. Ma da bambini di una volta, tra la folla di spettatori al cinematografo, o in un teatro delle ombre

Esiste una linea, sottile, che lega i giochi di prestigio, le sparizioni dell’occultismo e le tecniche del cinema di Méliès: questa è la visione magica del mondo, quella che Morin definisce come la capacità ancestrale dell’uomo di sdoppiarsi, di vedersi proiettato negli oggetti, e di vedere gli oggetti e le cose come una parte di lui. 

La tecnologia digitale eredita in pieno questa visione magica, sognante e metamorfica, e questa installazione ne è la dimostrazione.

Dovessi scegliere un commento sonoro, suggerirei senza alcun dubbio un album degli Air, Moon Safari oppure Le Voyage dans la Lune.

Smartphone impazziti

smartphone bright festival

Ma torniamo sulla terra, al nostro mondo iperconnesso. Nel gruppo delle installazioni ce n’era un’altra, forse meno magica, ma di impatto fortissimo.

In un angolo buio prendeva vita un totem formato da una cinquantina di smartphone, ognuno che riproduceva sul proprio schermo un contenuto diverso: una chiamata FaceTime, un video TikTok, un video selfie. 

Mi ha ricordato un passaggio di Byul Chun Han nel suo saggio sulle non-cose: 

“Il costante digitare e strisciare delle dita sullo smartphone è un gesto quasi liturgico con effetti ponderosi sul nostro rapporto col mondo. Le informazioni che non mi interessano vengono scacciate alla svelta. I contenuti che mi piacciono vengono invece zoomati con due dita. Ho tutto il mondo in pugno”.

Han B. C., Le non cose, Einaudi, Torino, 2022.

Nell’installazione, via via gli schermi degli smartphone si riempiono di glitch ed errori di malfunzionamento. Fino a degenerare completamente. Un forte senso di inquietante, un’aria di eeriness pervade l’atmosfera intorno al totem. 

C’è un brano che ho realizzato diverso tempo fa con il progetto Simulacro, e credo che possa essere il commento sonoro di questo artefatto. Lo lascio qui sotto.

Non diversamente da questa installazione, cercavo di immaginare il momento in cui lo smartphone ha smesso di essere un semplice dispositivo comunicativo, ed è diventato una cornice che trasforma la realtà.

Blade Runner dentro una cellula

La doppia elica del DNA, realizzata con una batteria di lampade LED, si solleva al centro di un miasma impenetrabile, generato dalla macchina del fumo

I laser tagliano l’aria della stanza, disegnando spigolose cattedrali di luce degne della Los Angeles di Blade Runner. Questa atmosfera tutta fumo e neon ben rappresenta la separazione e la concentrazione degli elementi necessari alla vita.

Qui, processi invisibili e microscopici diventano architettura. Si fanno spettacolo

laser installazione Bright Festival Firenze

IA generativa: movimento, trasformazione, interazione al Bright Festival di Firenze

ia bright festival

Alcune installazioni mettono al centro l’IA, l’intelligenza artificiale generativa. Si può camminare verso uno schermo, e grazie ad una telecamera, diventare dentro l’immagine proiettata un elemento naturale: un fungo, una radice, un albero. Un mostro vegetale.

In altre è il movimento dello spettatore ad essere scomposto e trasformato in un elemento astratto: si diventa così linee, figure geometriche, campi di forza

In altre ancora si può giocare con la potenza generativa dell’intelligenza artificiale, inviando istruzioni attraverso il tatto. Tutto questo permette di interagire manualmente con l’IA, e di avere un’esperienza più diretta e meno convenzionale di questa. 

A venire a galla è l’aspetto ludico, la rapidità del calcolo e una lieve sensazione di nausea davanti all’espansione incontrollata delle possibilità interattive.

La danza dei LED 

L’ultima installazione, Velarium, viene dedicata ad una pace contemplativa

Qui è possibile prendere delle cuffie e sedersi su alcuni pouff per ammirare lo spettacolo in svolgimento dall’alto: un manto di barre LED fluttuano nell’aria, disegnando movimenti complessi, ispirati alle onde luminose dell’aurora boreale. 

Un incantesimo digitale che gioca sull’integrazione tra il mondo organico e quello sintetico.

velarium bright festival firenze

Il festival fiorentino e internazionale delle arti digitali

Bright Festival Firenze

Il Bright Festival di Firenze riesce a creare in questa città una vera e propria oasi, in cui prosperano visioni, esperienze immersive e curiosità dal mondo immateriale

Peccato solo per le postazioni interattive, molte e varie, ma forse un po’ discontinue. Immagino un percorso di questa mostra ancora più compatto, solido, progettato con le ultime ricerche nel campo del design narrativo e transmediale.

La prossima edizione del 2026 chissà cosa ci riserva, ma sono abbastanza convinto che sarà un’ottima occasione per sbirciare sotto il sipario del futuro

Pensavo questo mentre uscivo dalla Stazione Leopolda, ci ho messo un pochino a riabituarmi alle luci della città di notte. Almeno finché è subentrato l’odore di cibo dai baracchini, e la voglia di una pizza calda. 

Così l’atmosfera – crack- si è piacevolmente rotta. Anzi, glitchata.


Bibliografia

Han B. C., Le non cose, Einaudi, Torino, 2022.

Morin E., Il cinema o l’uomo immaginario, Raffaele Cortina Editore, Milano, 2016.

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