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Franco Battiato potrebbe essere l’esempio perfetto di un artista che non ha mai smesso di fare ricerca musicale, pur realizzando dischi di musica leggera. Per lui era un privilegio assoluto creare musica popolare. 

Una volta disse che “la musica di consumo a volte è infelice e indecente, ma quando riesce descrive magnificamente i sentimenti umani”, una visione che ribalta il preconcetto secondo cui fare pop è sinonimo di banalità.

Fare pop non significa necessariamente evitare la ricerca e l’innovazione del proprio suono. Non vuol dire imporre la semplificazione a tutti i costi. Soprattutto se sei un artista indipendente.

Lo sa bene Gennaro Raggio, insegnante, chitarrista, cantante e cantautore. 

Quando era bambino a Napoli, la città dov’è nato, sua madre lavorava tutto il giorno, e lo lasciava dalla zia estetista: qui è cresciuto ascoltando le hit radiofoniche anni ‘80 e ‘90. Solo dopo è arrivato il rock sperimentale, il gusto per lo shoegaze e le sonorità più complesse.

Ma andiamo con calma, e gustiamoci prima un sorso delle sue canzoni

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Distillare la musica

Secondo Raggio, suonare uno strumento, incrociare le dita, le note, maneggiare la musica, è qualcosa di naturale, come respirare. Un movimento del corpo tanto istintivo quanto chimico.

Lui ama fare un parallelismo tra la musica e la distillazione: nella distillazione, per sintetizzare e prendere l’anima alcolica bisogna tagliare all’inizio e alla fine le sostanze più nocive. Questo processo è simile alla composizione: distillando il suono, con pazienza ed esperienza, si ottiene il brano finito. 

Proseguendo la metafora alcolica, arriviamo al problema di oggi: nella musica contemporanea si taglia troppo, rischiando di tagliare via anche l’anima del pezzo

La sfida più difficile per un musicista come Gennaro Raggio rimane quella di non semplificare, sia nel testo che nella musica. 

Scrivere fotografie, rispettare i tempi delle canzoni

Nella scrittura dei testi, Raggio compie una lotta incessante. Una lotta di scelte, perché ogni parola ha un significato preciso, che intende restituire. Non è proficuo con i testi, perché vuole affinare ogni passaggio. 

E questo richiede tempo

Di solito parte da un’emozione o un pensiero personale. Il tema che preferisce è quello dell’amore, da esplorare nelle sfumature più torbide e impossibili. I suoi testi sono fotografie, istantanee di stati d’animo. Momenti di addii, partenze e carezze, intorno a cui costruisce la narrazione.

Ma la partita per la restituzione del senso di un brano non si gioca solo nel momento della creazione, anche e soprattutto in quello della distribuzione

Le piattaforme digitali di distribuzione come Spotify stanno applicando regole e dinamiche simili a Tik Tok nella riproduzione della musica: in dieci secondi devi convincere l’ascoltatore

Il rischio, ovviamente, è quello di rompere il naturale svolgimento della narrazione emotiva di una canzone. Di questo Raggio è consapevole, e cerca di mantenere salda la sua convinzione, rispettando i tempi del brano senza semplificarlo.

Anima duplice

Gennaro Raggio band

Musicalmente, Raggio ha un’anima più selvaggia e una più melodica. Pop, per la chitarra e voce, noise quando suona con la band. 

Ha fatto numerose date come chitarrista dei Mathì, la sua vecchia band napoletana. Dopo l’università si è trasferito a Prato, dove, con un pugno di brani originali, ha fondato il suo progetto cantautorale

Da un lato non voleva distaccarsi da quello che ascoltava, dall’altro voleva aprirsi a nuove sonorità, mantenendo il lato personale nella scrittura delle canzoni: il risultato è un pop/folk con influenze post/rock e alternative.

Tra gli artisti a cui si ispira ci sono Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Riccardo Tesi per la chitarra, Paolo Benvegnù e il suo approccio cantautorale, Mono e i Giardini di Mirò, i The National per le sonorità alternative di matrice europea.

Indie band pratese cerca un album

A dare vita alle canzoni di Raggio sono in quattro: batteria, chitarra elettrica, basso, con vari membri avvicendati nel tempo.

Nel gruppo Raggio suona la chitarra acustica e ritmica, perché così riesce ad enfatizzare la sua voce. Dei colori e delle sfumature solistiche se ne occupa invece la chitarra elettrica. 

La loro roccaforte è il DDR Studio di Prato, una sala di registrazione, dove hanno registrato e prodotto alcuni singoli con distribuzione indipendente su Distrokid, che vorrebbero chiudere in un album

Restare indipendenti ha i suoi vantaggi dal punto di vista creativo, anche se in futuro vorrebbero provare a collaborare con un’etichetta: basta che sia specializzata nell’ambito della musica d’autore, e che questo non significhi dover rinunciare alle loro scelte artistiche

Due città, due scene

Gennaro Raggio cantautore

Riguardo al tema degli spazi dedicati alla musica, molto caro a questo blog, Raggio offre un punto di vista prezioso: quello di un musicista che ha vissuto due scene musicali molto diverse, la scena napoletana e quella toscana.

A Napoli c’era e c’è tutt’ora una scena underground molto attiva, soprattutto nella provincia. Ad essere cambiato, da ormai più di un decennio, sembra essere soprattutto l’interesse del pubblico, con un lento e progressivo disimpegno sociale. Complice anche la diffusione di massa dei talent show, l’impressione è che si sia un po’ persa quella ricerca di innovazione tipica della scena napoletana

A Prato c’era più vivacità rispetto a Firenze: se Firenze è una piccola Londra, Prato è come Manchester. Oggi invece molti locali che offrivano un palco per la musica originale si sono “convertiti” alle serate di cover band oppure agli open mic per le stand-up comedy

È cambiato il panorama dell’intrattenimento, e la pandemia è stata uno spartiacque.

Portare una canzone a scuola

Il Gennaro Raggio cantautore si intreccia con il Gennaro Raggio insegnante alle scuole superiori

La scuola è un ambiente ricco di relazioni ed emozioni intense, spesso di gioia, ma anche di disagio e dolore.

Proprio il dolore stava devastando gli studenti di una classe quinta, per via di un lutto di un compagno. In quel momento cupo, Raggio ha portato in classe la chitarra e ha cantato una sua canzone, Dissipa, che parla di un periodo difficile, e di una luce interiore che va riaccesa.  

Secondo il musicista, i ragazzi oggi hanno davvero bisogno di entrare in contatto con emozioni dirette, non scrollabili, non evitabili. A mancare sembra essere una consapevolezza nella gestione delle emozioni, così come un approccio critico e costruttivo nei loro confronti, che la musica invece può offrire.

Come nella musica così anche a scuola, e nella vita, il suggerimento è sempre quello: non semplificare.


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