Se capitaste a Londra per il fine settimana, alla fermata della metro di Harrow on the Hill, potreste imbattervi in un tipo biondo con una custodia della chitarra stretta nella mano. Ha il bavero della giacca alzato e uno sguardo lavato dal mare oltremanica. Sta aspettando la metro per andare verso Hammersmith, Piccadilly o Soho, dove farà tardi a fare il suo show.

Indigo è un italiano che vive all’estero. Un musicista.
In quel limbo musicale di Firenze ha avuto varie band, ed un nome diverso. Ha fatto album e serate. Poi di colpo si è lasciato tutto alle spalle.
Sette anni fa si è trasferito nella City per studiare e lavorare. Per un po’ ha dovuto mettere da parte la musica, finché ha cambiato lavoro e ha riniziato. Facendo jam blues, cantando e suonando nei pub. Dall’anno scorso ha ripreso con impeto a scrivere canzoni.
Oggi ha finalmente superato quegli esami universitari difficilissimi che sono i trent’anni. Ha preso due cani (levrieri italiani, ndr), ed un nuovo nome. Oggi è Indigo: richiama il blues, il colore delle onde, e la sua passione per i romanzi marinareschi.

Echoes, il primo singolo come Indigo è uscito il 31 maggio scorso su Spotify. Echoes racconta di lotte familiari e di una casa lontana, oltremare e nel tempo: evocata da una chitarra e una voce profonda, la canzone celebra il residuo di quei momenti felici che si vivevano insieme. Certi ricordi positivi che tornano nel presente come echi dal passato. Felici, e malinconici al tempo stesso.
Ha un altro singolo in fase di lancio, Life on Mars, pezzo dalle sonorità più indie-elettroniche (ricorda i primi MGMT!), ma che parla di temi vicini ad Echoes: quel senso di smarrimento che crescendo si prova nei rapporti con la propria famiglia e con i legami più stretti. “Life on Mars is not that bad, you think is cold, it’s warm instead” canta Indigo: una metafora dell’essere diverso, ma autentico. E in pace con sé stesso.
A livello di sonorità, il lavoro che Indigo sta facendo è quello di fondere la vena country/folk, il tiro graffiante del blues con suoni più moderni ed elettronici. Tra gli artisti da cui prende ispirazione ci sono diversi cantautori australiani, nomi come Harrison Storm e Hollow Coves, e i canadesi Ocie Elliot. Musicisti diversi tra loro, ma legati da un comune giocare tra pop e indie folk, al confine tra il mondo acustico e quello dei sintetizzatori.

La sua attività concertistica è intensa. Organizza concerti di cover, ma frequenta anche le serate open-mic, che gli permettono di portare alcune delle sue canzoni originali sopra palchi molto frequentati. Il concerto più personale che ha in programma sarà il prossimo 30 giugno al pub The Star nel quartiere di Shoreditch, occasione in cui suonerà Echoes, Life on Mars e altri inediti.
Il contesto sembra terreno fertile per la sua musica. A Londra il pubblico vuole ascoltare brani originali, questo anche grazie alla pletora di locali e pub presenti in città, una parte integrante del tessuto sociale (ci si va a tutte le ore, e persino dopo i funerali). Proprio dopo un live ad un pub londinese Indigo ha conosciuto il producer con cui sta lavorando: insieme hanno creato da subito un buon rapporto di collaborazione e crescita.
Il rovescio della medaglia è che non basta lavorare sulla musica: per un musicista indipendente attivo nel bacino ultra-competitivo della City, l’autopromozione diventa una missione. E Indigo è sempre molto, molto impegnato in questo, preso a curare con metodo e strategia i propri contenuti sui social. A fare rete, incontrare persone, andare agli eventi.
Così ha conosciuto di persona artisti che gli hanno dato un’ispirazione e moltissimi consigli (nomi come Billy Lockett, Tom Bright e Harry T. Pope). Fa tesoro della loro esperienza, la distilla nei nuovi pezzi a cui sta lavorando, e in generale nella gestione di tutta la sua carriera artistica.
Se capitaste a Londra il weekend, in uno dei pub del centro, tra il chiasso dei partecipanti e le strabordanti pinte di birra, potreste ascoltare la voce di Indigo. Lo riconoscerete. Le sue canzoni di legami lontani e nuovi inizi potrebbero toccarvi.
In quelle canzoni di sicuro non vi perderete. Potreste semmai ritrovarvi.
Leggi anche:




