Nosaj Thing – Fated (reposted from Tsinoshi Bar)

Condividi il pezzo!

Jason Chung aka Nosaj Thing è noto nell’ambiente sia per essere un perfezionista, cioè uno che manipolando i suoni ne ricava una sorta di scultura, sia per essere un “perfettino”, cioè uno che portando avanti questa cura estrema rischia una resa stucchevole. 

Se questa è davvero la sua firma, bisogna ammettere che in Fated riescono bilanciati entrambi gli aspetti. Difatti Nosaj Thing assembla qui un’elettronica elegante e pulita, di piacevole ascolto. E non c’è solo un lavoro lodevole sul comparto sonoro: il producer losangelino sfoggia anche un gran gusto per la scelta, l’accostamento e la creazione di ambienti che dialogano tra loro; i beats appaiono leggeri, essenziali, senza sbavature. Tutto scorre e rimane a galla perfettamente.

L’atmosfera di Sci riesce a inghiottirci e a trasportarci nella successiva Don’t Mind Me, un poligono irregolare dai lati fluorescenti. Un suono d’ambiente simile a una voce extraterrestre è il main theme di Varius mentre Cold Stares, con un soul d’avanguardia, evoca febbri brucianti, doppie personalità e notti insonni. 

Uv3 è un fottuto coro galattico che penetra ogni parte del corpo e rende pressoché insensibili a tutto il resto per il minuto della sua durata: puro godimento sonoro, sicuramente la migliore traccia della release. Let You apre alla malinconia e così anche MoonMedic, che procedono sulla stessa linea d’onda; tonalità in minore e sprazzi di sintetizzatori sofferenti. 

Il contrasto tra una cassa profondissima e un rullo secco e luminoso riproduce bene in Phase IV la dicotomia lontano/vicino, mentre Light #5 disperde il fiato ansimante di una metropoli del futuro. La traccia di chiusura, 2K, è una composizione su più livelli di una tensione in chiaroscuro: tra campioni tagliati e sidechain pesanti si viene a compiere l’accettazione del destino.

Ensemble di pattern e colori che viaggiano attraverso il subconscio, campionamenti adamantini che si dilatano nell’aria. Giornata piovosa che incatena ovunque la luce, ma le nuvole corrono, il riverbero fa un guizzo e rimane incollato alle ciglia. Il fato secondo Nosaj Thing è tutta una serie di elementi insondabili che si inseguono tra loro: soul con il glitch, digital e analog, solitudine e amore, Burial e Dilla, luce ed ombra. 

È una fuga continua che si dirama nell’astratto pur rimanendo sempre presente.

Perché vuole essere qualcosa, e ci riesce perfettamente.

Leggi anche:

Condividi il pezzo!

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *