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Antonio, Gaia, Edoardo e Fabio. Loro sono gli oodal.

La scintilla di questo progetto musicale fiorentino esplode nel 2019. Subito segue una serrata stagione di live, che li porta al banco di prova del Rock Contest (edizione 2019 e 2022). 

Ma gli oodal concentrano le proprie energie soprattutto in studio, e sono tre gli anni di lavoro necessari per arrivare a Due punti, il loro primo album. Il produttore è Andrea Ciacchini, che ha lavorato con la crème della scena indie toscana e italiana (tra cui Motta e gli Zen Circus). 

Due punti libera nell’etere un cantautorato fresco, che si solleva da terra senza mai perdere di vista la realtà, soprattutto quella interiore. Un’elettronica soft, che grazie alla leggerezza riesce ad esprimere la complessità di un mondo interno nascosto.

Quel sogno pop di una notte di mezza estate

oodal due punti recensione

Al primo ascolto, Due punti colpisce per la trama finissima degli arrangiamenti e delle dinamiche: Edoardo costruisce livelli multipli di ritmiche sotto i tappeti sintetici di Fabio, che sostengono le chitarre riverberate di Antonio e creano una sorta di morbido velluto, su cui scivola la voce di Gaia. 

Dream-pop e alt-rock di matrice britannica si fondono al cantautorato indie italiano, a cui gli oodal scelgono di aggiungere il tiro graffiante dei sintetizzatori e delle drum-machine, dal gusto più teutonico, molto Apparat. 

C’è però un’ambivalenza di fondo che arricchisce l’ascolto dell’album, si può cogliere una sorta di doppio contrasto. 

Un primo, tra il nitore della voce e delle chitarre e la sfumatura scura dei synth bass, che cercano di farsi spazio sotto il pavimento della canzone. 

Un secondo, poi, tra il sound leggero e la cupezza dei temi trattati nei testi: ingolfi emotivi, relazioni traballanti, ricerca di un equilibrio. 

Insomma, quei delicati “sintomi della normalità”.

(Lock)down-tempo degli oodal

Gaia Burgalassi Fabio Sarti Oodal Firenze dream-pop due punti

Dicevamo: una registrazione di momenti e sensazioni fuori dal tempo; l’impossibilità di trovare una compiutezza ed una direzione; il layout delle applicazioni sullo smartphone che stacca ordinato dallo sfondo scuro; la pulizia compulsiva della propria stanza.

Per allontanare il vuoto

Questa musica è pura espressione della quarantena. D’altronde, l’album nasce proprio dall’incontro, artistico ed umano, pre/durante/post 2020

L’esperienza del distanziamento e dell’isolamento lo nutre, senza per questo aggravare Due punti e ridurlo ad un ascolto faticoso. Anzi, creando un contrasto singolare. Le atmosfere rarefatte dell’album non riescono a contenere quei desideri abissali, i bisogni del corpo, la voglia di far pace con sé stessi ed una brama incontenibile di contatto umano

Due punti racconta il quotidiano nelle sue forme di nonsenso e banalità. È un’eterna adolescenza che non passa mai, in cui l’esigenza di dare un valore ai propri legami, invisibili ed incomprensibili, viene proiettata negli oggetti di consumo: “sai quando guardo il frigo penso a noi”, canta Gaia in Frigo, “ho comprato un gelato; l’ho lasciato sotto al sole” in Domenica, e poi in Inizio: “osservo quella sigaretta che diventa cenere”. 

Viviamo nell’epoca della solitudine, del narcisismo e della competizione. Ognuno porta nella propria “valigetta”, in misure diverse, una certa riluttanza ad accedere e condividere la propria interiorità. 

Due punti non trova invece zavorre: libera la propria voce. 

Respira.

Gioca

Dice la sua

Sussurra il sintomo e trova così la cura, nella forma musicale che gli oodal costruiscono insieme

Un pezzo di presente che merita di essere ascoltato.

oodal due punti album indie italiano Guido Landini talesfromguidoland
Cover by beynot

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