Bentornati in questo spazio! Oggi abbiamo un ospite che non è nuovo su questo blog, e che mi aiuterà ad esplorare meglio un tema a me molto caro: quello delle canzoni dalla natura. Lui si chiama Indigo: è un caro amico, lo conosco ormai da tanto tempo. Insieme abbiamo condiviso gioie e dolori di serate e progetti musicali.
Lui è un italiano, un fiorentino, che vive a Londra ormai da nove anni. Il suo accento British che non dimentica l’acca aspirata, la sua chitarra folk e i suoi simpaticissimi levrieri italiani lo rendono l’uomo perfetto per questa missione.
Indigo, intanto presentati e dicci qualcosa su di te.
Grazie, grazie davvero per avermi invitato in questo spazio. Sono Indigo, vengo da Firenze, ho suonato con Guido anni fa, quando vivevo ancora in Toscana.
Nel 2016 mi sono trasferito a Londra per studiare, poi per lavorare, e ho abbandonato la musica per diversi anni. La musica però mi ha ripreso.
Da tre anni ho ripreso a scrivere canzoni, cosa che avevo smesso di fare, a produrre e registrare. Adesso sto lavorando su diverse canzoni ed EP che usciranno nei prossimi mesi e continuo a essere attivo nella scena musicale a Londra, suonando nelle serate open mic, suonando nelle serate per cantautori, insieme ad altri gruppi, in città.

Oggi volevo parlare con te di un tema che mi sta a cuore, ed è quello delle canzoni dalla natura. Questo perché penso che la natura sia una fonte di ispirazione fondamentale, per quanto riguarda la creatività, non solo la musica! Ma visto che tu sei cantautore, scrivi e suoni, magari ci puoi dire qualcosa in più…
Come hai detto, la natura è una fonte di ispirazione irrinunciabile per chi scrive, suona o dipinge. La musica poi ha una capacità potente di rimando a mondi più vasti rispetto a quelli che possiamo incontrare tutti i giorni nelle nostre città, o nella nostra quotidianità.
Dal mio punto di vista, non riuscirei a fare canzoni senza questo legame profondo con la natura.
L’origine di ciò credo venga dalle mie origini di Firenze. Io sono cresciuto nella parte sud di Firenze, fra città e campagna.
Ho sempre amato la natura, come tutti i bambini andavo al parco. Però spesso, soprattutto crescendo, sia per andare a correre, sia per uscire con gli amici, mi spingevo più verso la campagna.
Ci sono delle cose che si vedono nella campagna toscana, soprattutto lungo l’Arno, quando cominci a camminare e ti addentri nel verde più selvaggio, dai tramonti a certi scenari di colline, di foreste anche, che sono davvero impressionanti, e mi hanno accompagnato per la maggior parte della mia adolescenza.
Spesso io quando ero a Firenze scrivevo canzoni, cercavo di scriverle proprio circondato dal verde, perché era come se ci fosse un rapporto quasi osmotico con i suoni, gli animali, i colori.
Mi ha sempre dato una grande spinta. Probabilmente è questo che mi ha avvicinato molto al mondo dell’indie folk, che è molto legato alla natura, alla foresta in particolare, ma insomma in generale, e questo attaccamento mi è rimasto moltissimo.
Me lo sono portato con me, da quando ho ricominciato a scrivere musica, a fare musica, da quando sono a Londra, ho sempre cercato di mantenere questo contatto vivo con la natura, tant’è vero che Londra è famosa perché ha molti parchi, e io qui ho sempre cercato di vivere in case circondate dal verde.
Questa linfa vitale ha continuato a rimanere attorno a me.

Molto interessante. C’è una tua canzone che parla della terra, una canzone che hai scritto e si ispira tanto a queste tematiche?
C’è una canzone in particolare che mi sta molto a cuore, si chiama The Flower. L’ho scritta e dedicata alla mia nipotina, che oggi ha due anni.
L’ispirazione mi è venuta da un giardino di rose vicino casa.
È un giardino bellissimo, tenuto da volontari appassionati di giardinaggio che lo curano. Ci sono rose e moltissimi altri fiori: una natura tenuta in modo impeccabile.
Spesso ci vado con i miei cani a camminare, e mi sono sempre sentito estasiato dall’ambiente, dalla cura e la precisione con cui le persone lo lavorano.
Quanto è bello che ci si doni, che si doni il proprio tempo libero per la natura. Era nata la nipotina, che io ho sempre amato fin dal primo momento, “bellina da morire”, molto simile nella mia ossessione rispetto alla forma al fiore.
La metafora è stata praticamente istantanea, ed è nata così questa canzone.
Molto, molto, molto bello. È un’idea molto pura, quella del giardino, del parco, no? E poi è molto inglese, fa molto Wordsworth. Però io so che nelle tue canzoni non parli solo della “natura addomesticata”. Del resto, la natura è anche un po’ selvaggia, sconfinata, difficile. No?
Esatto. Negli ultimi anni mi sono molto appassionato alla fisica e all’astrofisica in particolare.
Ho cominciato a leggere diversi libri sulla materia, e mi sono molto appassionato soprattutto ai concetti legati alla teoria della relatività, alla meccanica quantistica, da un punto di vista prettamente teorico, perché a livello matematico non sono molto ferrato… (siamo in due, ndr).
Ma anche questo, è un altro aspetto del mio amore per la natura, perché non c’è niente più della scienza che possa simboleggiare l’interesse per il mondo naturale.
E questa mia passione ha trovato spazio anche nelle mie canzoni.
Un altro pezzo che ho pubblicato recentemente si chiama Space Time, spazio-tempo, che è il concetto principale della teoria della relatività di Einstein.
Qui ho usato alcuni dei concetti che avevo appreso nei libri, e che mi avevano particolarmente colpito, traducendoli nell’amore e nell’attaccamento che ho per la mia nipotina. Questo pezzo non è un proprio indie-folk, ma è un pezzo più synth-pop. A volte mi piace un po’ sperimentare qua e là!
Del resto il concetto di universo si sposa tantissimo con le sonorità elettroniche, un po’ anche plasticose, un po’ cosmiche.
Ci sono altri spazi nella natura che ti piacerebbe esplorare nelle tue prossime composizioni?
Uno dei motivi per cui mi chiamo Indigo, per cui ho scelto questo nome, in parte è legato al fatto che io amo il blues, il genere con cui ho cominciato a fare musica e che ancora suono, ma l’altro aspetto è quello del mare.
Amo il mare, in particolare la vita del mare, la vita marinara, la vita dei marinai, la vita dei corsari, dei pirati, le sfide del mare.
C’è una lunga scia di libri e di film che ho amato e che amo, che si rifanno proprio a questo immaginario. È un progetto che ho da tanto tempo, quello di fare un album o un EP che parli proprio della vita marinara.
Ho scritto canzoni su pirati, sui corsari e soprattutto sui marinai, perché mi interessa molto rispetto all’immaginario che tutti abbiamo: bello, fascinoso, misterioso del mare. E mi interessa anche la vita del mare concreta, quella dei bassifondi, fatta di malattie, quella fatta di lontananza da casa. Tutti concetti che ritornano anche nelle mie esperienze, la lontananza da casa in particolare, che riguarda molto chi vive il mare.
Ci sono diverse canzoni che ho scritto su questo tema, che ho lasciato lì come molte altre nella mia agenda dove scrivo tutte le canzoni, ma è un progetto che ho da tanto tempo, quello di rimettermi a lavorare su queste canzoni per fare un album tematico sul mare e sull’oceano.
Io direi che per salutare i nostri lettori potresti introdurre una tua canzone, sempre in tema rispetto a quello che abbiamo parlato. Che dici?
Certo, c’è una canzone che si ricollega direttamente alle mie lunghe corse che facevo lungo l’Arno verso le campagne toscane, al tramonto.
La canzone si chiama Nightfall, e parla proprio di questo.
Ciao Indigo, alla prossima!
Ciao, grazie mille!




