Di recente mi è capitato di fare quattro chiacchiere con Tommaso Andorlini, aka TOMO del progetto DE RIO.
Era dal liceo che non ci sentivamo, ed è venuta fuori una conversazione bella corposa sulla musica elettronica e la ricerca di nuovi spazi per gli eventi techno underground. Abbiamo parlato di scambi internazionali, ma anche di certi aspetti critici della scena musicale locale.
Riporto di seguito l’intervista completa.
Ciao Tommaso! Potresti presentarti e dirci di cosa ti occupi oggi nel mondo della musica?
Ciao! Ho iniziato anni fa suonando con la band (Beyond the Garden, ndr), poi mi sono lentamente spostato verso la musica elettronica, e di questo mi occupo oggi.
Ho cominciato full analogico con i dischi in vinile, in seguito ho imparato a produrre e fare live sfruttando anche il digitale. Oggi tengo corsi di produzione musicale presso diverse istituzioni locali e nel mio studio.
Come TOMO in DE RIO sono una figura ibrida e mi occupo sia del lato organizzativo in senso ampio, sia di quello artistico in quanto anche uno degli artisti resident del progetto.
Parliamo del progetto DE RIO. Puoi dirmi in breve cos’è e come nasce?
DE RIO nasce nel 2019.
È un collettivo di organizzazione di eventi e una label di musica elettronica. Attualmente siamo in quattro: tre resident, Abo Abo, TOMO e Plastique01, e Tommaso Ciaranfi, l’altro iniziale co-fondatore che si occupa di organizzazione e gestione a 360 gradi
L’idea fondante è stata quella di portare la musica elettronica e il clubbing fuori dall’ambiente canonico del club. I primissimi eventi si sono svolti intenzionalmente all’aperto, in parchi e giardini, animati da dj set pomeridiani.

La parte di organizzazione eventi si è lentamente spostata sul lato più notturno. Ci piace selezionare ed esplorare nuovi spazi per le nostre serate, invitando ospiti esterni, artisti conosciuti a livello internazionale nell’ambiente della techno underground.
Questo ci ha consentito di portare a Firenze la punta di diamante della nuova scena elettronica olandese: nomi come JEANS, Spekki Webu, Woody92, ma anche Lady Starlight e Stanislav Tolkachev, giusto per ricordarne alcuni.
Abbiamo consolidato questo sodalizio andando a suonare all’estero come resident di DE RIO: siamo stati in Georgia a Tbilisi, in Germania e in Olanda.
Sono state esperienze pazzesche, che ci hanno fatto capire come nella nostra anima ci sia un’apertura imprescindibile alla community e alla collaborazione.
Significa che da un lato cerchiamo di essere proattivi nel contesto locale, creando una scena e una comunità. Dall’altro spingiamo per allargare gli orizzonti, provando ad intessere una relazione ed uno scambio con artisti internazionali.

E poi c’è la label.
Durante il COVID nasce la parte di label. Abbiamo all’attivo una decina di produzioni tra release in vinile ed altre uscite in digitale sui nostri canali principali.
Alcune produzioni si centrano proprio sulla collaborazione, accostando un nostro resident ad un artista internazionale che ricerca un sound affine.
Altre uscite sono un po’ più particolari, come Traiettorie: una serie di compilation che vuole esplorare le varie direzioni, sfumature e sfaccettature dello stile techno.
A proposito di compilation abbiamo qualcosa che non vediamo l’ora di farvi sentire! Siamo fieri di fare tutto in casa: produzione, promozione e grafica (per quelle se ne occupa Enrico Caldini, in arte Gabsphere)

Potresti presentare il sound di ognuno dei resident di DE RIO?
Parto da me.
Come TOMO, per le mie produzioni e i dj set ricerco un sound techno a tratti sperimentale. Lo definirei leftfield-techno, ma anche tekno, con droni, tessiture e ritmi piuttosto veloci, dai 150 ai 165 bpm. Mi piace utilizzare suoni ipnotici che si ripetono, con un sound che si ispira alla linea dell’etichetta Hyphnos di Malmö, con riferimenti deep techno, IDM, e accenni psy-trance e tribe.
Abo Abo è sia live performer che dj. Anche lui fa roba ‘fast-paced’, e il sound che lo caratterizza è quello di una techno organica e texturata, molto levigata nel sound design ma anche con accenni d’n’b (era già stato menzionato da queste parti a proposito dell’installazione Terraria, ndr).
Plastique01 è invece decisamente un live performer. Propone una techno suonata dal vivo attraverso un setup modulare, decisamente raw, bleepy, e psichedelica.
Mi dicevi che DE RIO si fonda sulla ricerca di nuovi spazi. Facevo una riflessione simile a proposito di spazio e suono scrivendo del vj. La domanda che ti faccio ora è più ampia e complessa. Quanto credi che lo spazio sia importante nella musica elettronica?
Lo spazio è fondativo. Avere uno spazio, o non averlo, è quello che fa la differenza, permettendo di creare una scena.
Le persone che stanno a Berlino o ad Amsterdam hanno il vantaggio del club. Ma non è solo una questione legata all’ampiezza della location: i resident di un certo club possiedono e diffondono una certa consapevolezza. Sia tra il pubblico, sia nell’interazione con altri artisti.
Creano una cultura insomma, una scena.
Una scena musicale non può nascere senza uno spazio, perché le ibridazioni tra gli stili vengono fuori da un contesto dedicato: ecco perché in Italia e a Firenze si fa molta fatica a far nascere qualcosa di nuovo. Gli spazi sono pochi.
Dato che la ricerca dello spazio coincide con la ricerca di nuova musica, la nostra ambizione come DE RIO è quella di creare una scena techno a Firenze, di dare un ventaglio e una finestra di respiro internazionale, dato che manca aria fresca in questa città.

Colgo la palla al balzo. Come descriveresti la scena della musica elettronica a Firenze?
Eterogenea, un po’ silenziosa ma in grande crescita.
Il problema non sono gli attori ma i palcoscenici. Subito dopo la pandemia c’è stato un bel botto, le persone avevano voglia di uscire di casa e di fare festa. Adesso l’entusiasmo sembra un po’ più affievolito, anche se le possibilità sembrano essere aumentate.
Essendo una realtà piccola ti permette di conoscere tutti gli addetti ai lavori in pochissimo tempo, e soprattutto esiste una diversificazione a livello di sound proposto: da chi organizza eventi jungle e drum&bass, a chi propone techno-house, dub, disco, fino a sonorità più commerciali.
Dunque, per uscire dal circuito classico dei locali e proporre nuovi spazi (quelli che mancano a Firenze), come si muove DE RIO? Cosa fate insomma a livello operativo?
Intanto ci piace organizzare eventi secret location, e questo per un motivo di gestione e tutela dell’evento. Usare la formula secret location non è banale, richiede un grande lavoro sulla comunicazione: appena compri il biglietto dell’evento ricevi la posizione e tutte le informazioni necessarie.
Come dicevo è efficace nella gestione dell’evento, perché gli spazi da noi attraversati hanno tutti una capienza limitata. Una volta raggiunta, siamo sold out. Abbiamo delle location ormai consolidate, ma siamo sempre alla ricerca di nuove.
“For wise dancefloor only”, questo è il nostro motto. Significa che le serate DE RIO, oltre che per una proposta musicale di qualità, si svolgono nel rispetto reciproco e dell’ambiente. Ci teniamo molto a diffondere un messaggio di dancefloor caring!
Il problema arriva quando hai a che fare con i gestori dei locali veri e propri: le dinamiche interne sono quelle degli impresari, si pensa semplicemente al profitto e certe attenzioni passano in secondo luogo, e generalmente si tende a dare poco conto alla line-up artistica della serata. Per questo li evitiamo.
A Firenze purtroppo si sente la mancanza di centri sociali e spazi ‘veri’.
So che riuscite a svincolarvi dal club persino dal punto di vista dei format, e che per DE RIO la musica, oltre che esperienza, diventa anche racconto, riflessione e scrittura (un po’ come questo blog…)
Sì esatto, ci piace avere uno sguardo a 360 gradi sulla musica elettronica, svincolarla da certi stigmi e proporre una riflessione.
Per questo motivo avevamo anche organizzato un ciclo di talk sulla musica elettronica nello spazio di ARTiglieria, occasioni in cui abbiamo invitato nomi come Enrico Petrilli, Claudia Attimonelli, Vanni Santoni e Pablito el Drito, cioè chi in Italia ha scritto e prodotto una riflessione sul clubbing e il mondo della notte, in chiave letteraria, antropologica e socioculturale.
Prima di salutarci, voglio chiederti quali sono i progetti che avete in cantiere.
Sicuramente vogliamo continuare con le nostre attività, le uscite con la label, gli eventi e le collaborazioni. La stagione non è ancora finita e ci sono ancora un po’ di cose da scoprire e ballare insieme!





