Tra quei trentenni del 2023

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Mi sono fatto un giro, tra quei trentenni del 2023, e alla fine ho deciso di rimanere con loro.

Qualcuno si è sposato, qualcun altro ha acceso un mutuo. C’è chi ha ottenuto la promozione che aspettava da anni, chi perseverando, finalmente ha trovato un lavoro. Chi ha deciso dopo innumerevoli delusioni di imboccare un’altra strada

Insomma, compresi gli ultimi arrivati, eccoci qua, trentenni nel 2023. Appena svegli, avvolti ancora dal torpore del sonno.

I risvegli possono essere momenti confusi. Mi capita di svegliarmi la mattina nel letto e passare qualche istante a cercare di capire se quel letto sia davvero il mio. Lo è stato e lo è ancora, nella casa dei miei dove continuo a tornare. Ma la maggior parte delle notti, adesso, sono da un’altra parte. Adesso la mia vita è anche da un’altra parte. Altre notti, altri sogni e altri giorni davanti. Allora mi sveglio e sono confuso, perché so di essere in un posto altro in cui tornare. Da dover curare.

La domenica significa maledire le pulizie, e l’aspirapolvere che si sfracella contro gli angoli del battiscopa.

Apro un cassettone a caso, e disposte nelle celle di un albo come antiche icone bizantine dardeggiano alla luce le carte dei Pokémon. E penso che siano rimaste così, lucide e brillanti dal giorno in cui le ho scambiate. E penso poi che siano rimaste così, immutate, da quando le ho avvolte in cinquanta bustine di plastica. E penso che mi sono dimenticato completamente di tutte loro, mentre un tempo erano tutto quello di valore che avevo

Se devo uscire, e scelgo di vestirmi in un certo modo, è perché dopo una valutazione accurata, ho scelto di stare soltanto comodo

A lavoro continuano a farmi i complimenti per quanto sono giovane. Non so se dicano la verità, perché, guardandomi attorno, mi accorgo di essere circondato da una marea di giovani. Di gravemente giovani. E non perché sia così diverso da loro nel corpo, può capitare ancora di non potermi radere per evidenziare una distinzione di ruoli, ma sono gravemente giovani per il modo estremo in cui si annoiano o si preoccupano. In questa marea non è facile capire se mi confondo, se sono travolto, o cerco soltanto di rimanere a galla.

Il letto in cui dormo è proprio il mio letto, ed è anche il letto di nessuno. È composto con le parti di possibili letti: le doghe di una vecchia casa in campagna, il materasso di uno zio, la testata e i comodini dell’Ikea, che sono gli stessi da Stoccolma a Palermo. Qualcosa continua a sfuggirmi, cari trentenni del 2023.

Quello della nutrizione è un momento benedetto. Alla fatica di radunare qualcosa da mettere sotto i denti segue necessariamente una soddisfazione da sopravvissuto, da pioniere dell’Alaska che ha lottato per la sua razione di fagioli al fuoco del falò. Mangio quello che c’è e sento di poter scegliere di mangiare quello che c’è. Generalmente mi pare di sentirmi più in forze, e più in controllo sulle cose, anche se farlo richiede un allenamento costante.

Mentre aspetto in macchina prima di entrare a lavoro, nel parcheggio in cui arrivo prima per trovare posto in certe mattine fredde con la condensa sui vetri appannati, sento da qualche parte profonda e insondabile vibrare una campanella, e in quel momento sono solo un adolescente che arriva sperduto al liceo con i capelli arruffati e non ne vuole sapere di entrare in classe, perché sarà interrogato, sfidato o semplicemente ignorato. A volte quella campanella arriva ancora più giù, e sono un bambino, stringo forte una mano più grande della mia. Altre, la sento appena, come se fossi al termine di un percorso profetico iniziato anni fa. 

Alcuni oggetti cominciano ad affiorare nel campo percettivo: i vasi e le piante. La bolla della livella. Il modulo F24 con quei colori marinari. Certe tovaglie decorate. Certe note nell’odore.

È un’altra cosa trascorrere il tempo libero, senza riuscire più a giocare ai videogiochi, senza riuscire più ad annoiarsi talmente tanto da avere la nausea. Però soltanto adesso il tempo libero, nella sua fragile scarsità, assume un peso e un significato irrinunciabile, che prima non poteva neanche essere pensato. Avere del tempo per sé. Avere del tempo per stare insieme agli altri, le persone con cui condividere affetto, amicizia e stima reciproca. E perché no, anche per un’altra partita alla consolle. 

Persino sognare è diverso

La notte non sogno gli oceani, ma deserti che stanno per le possibilità sconfinate del futuro, certi spazi vergini di roccia e sabbia sotto la luce del sole su cui lasciare le proprie impronte. Non sento di essere solo in quelle terre remote. Come la domenica in provincia, anche lì ci si trova per fare un giretto dopo la merenda. In quei sogni di deserti lontani, spuntano a giro e in disordine, sparsi come gusci di noce, i letti appena abbandonati da quei trentenni del 2023

Ci siamo appena svegliati da un lungo sonno, e ci stiamo mettendo in cammino.

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